Il catastrofico tornado abbattutosi su Robecco Pavese e Valle Scuropasso il 16 giugno 1957. Ipotesi sull'evoluzione della supercella ad esso associata e considerazioni sulla climatologia dei tornado violenti in Italia.

Foto e testimonianza del Dott. Giuseppe Alloni
A cura di Mauro Giovannoni

Roma 16 giugno 2001. Sono passati esattamente 44 anni da quando l'Oltrepò Pavese fu sconvolto da un tornado violento. Con il notevole contributo del Dott. Giuseppe Alloni siamo in grado, dopo tanti anni, di descrivere ciò che successe e di mostrare alcune terribili quanto eloquenti immagini di quel giorno.

Negli anni in cui negli Stati Uniti le rare foto ed i primissimi filmati cominciavano a far entrare nell'immaginario collettivo l'idea stessa della potenza distruttiva dei tornado, anche in Italia venne impressa su una pellicola fotografica l'inquietante nube di una tempesta assassina. Come a Jarrell (Texas), nel maggio 1998, l'imbuto apparve al suo esordio di diametro relativamente piccolo, quasi a ricordare un'innocua tromba marina. Ma all'occhio di un'osservatore esperto non sarebbe sfuggito che la rotazione, in quel piccolo diametro, raggiungeva una rapidità quasi innaturale, difficilmente descrivibile a parole: era il segno inequivocabile che l'energia in gioco era enorme. Questo infatti non fu un tornado come gli altri che colpiscono comunemente la Pianura Padana poichè esso uccise e distrusse con il vento più micidiale che l'atmosfera terrestre produce in prossimità del suolo (400 km/h e oltre).
Questo è un tornado violento, appannaggio quasi esclusivo delle supercelle più potenti ed ultima manifestazione del maltempo: questo è forse lo spettacolo più terrificante che la natura può inscenare. I tornado F4 ed F5 rappresentano, nelle zone in cui la tornadogenesi da supercella è dominante, solo l'1,5% del totale degli eventi, o anche meno. Ma, data la loro potenza inimmaginabile e la grande area che colpiscono nella fase matura, sono responsabili del 67% del totale dei decessi. Trovarsi sul percorso di queste rarissime trombe d'aria significa perdere, nella migliore delle ipotesi, la casa e gli oggetti più cari: le abitazioni vengono completamente distrutte e il loro contenuto sparso per distanze enormi (anche centinaia di chilometri per gli oggetti cartacei).
Sebbene per i meteorologi l'osservazione di un tale evento potrebbe rappresentare un'esperienza irripetibile, neanche i più fanatici provano il benchè minimo compiacimento nel vedere tetti, case sbriciolate e automobili volare a centinaia di metri. Ad assistere al tornado di Oklahoma City del 3 maggio 1999 c'erano molti cacciatori di tempeste professionisti. Il sentimento diffuso fra essi era sbigottimento ed incredulità di fronte alla visione apocalittica del cielo incurvato verso la terra a seguire l'anomala discontinuità della pressione per un diametro di 1,5 km. Alcuni riferiscono di aver odiato la natura in quei momenti e si augurano di non assistere mai più ad un tale cataclisma.

Ma l'esperienza peggiore la vivono senza dubbio le persone che si trovano sulla perpendicolare del vortice e noi abbiamo la possibilità di avere la preziosissima testimonianza di un sopravvissuto.
L'Ing. Giuseppe Alloni si è trovato nel cuore della tempesta nella sua fase acuta. Il suo racconto è straordinario e merita di essere letto con la massima attenzione poichè il contenuto è davvero molto importante.


"Ero un bambino avevo 9 anni era  un pomeriggio di domenica di giugno, afoso. Improvvisamente il tempo cambia ed arriva aria fredda. Cade grandine e poi silenzio altrettanto improvvivo nella campagna come se vi fosse un vuoto attorno a noi;  il cielo diventa buio, nero ed in lontananza  sentiamo come se vi fossero aerei in arrivo; uno degli zii che era stato in guerra in Africa ci chiama e dice: 'andate in casa sotto il sottoscala io l'ho visto in Africa e' un tornado!'.

 

Siamo impauriti e facciamo in tempo a vedere da lontano una  'cosa ' nera che butta via dall'alto  alberi.... alberi? Io ed i miei cugini eravamo saliti sulla cascina per vedere meglio ma fuggiamo in casa. E' tutto sbarrato ed io  i cugini e la zia siamo sotto il sottoscala, la nonna prega, gli zii tengono le imposte per fortuna tutte chiuse, fuori il finimondo. La casa trema, sembra ballare, sono minuti di terrore, il rumore è assordante. Poi silenzio! Usciamo dalla casa come se fossimo automi e tutto attorno a noi è cambiato, macerie dappertutto, io guardo lontano e penso alla mia casa che e' duecento metri piu in la...sarà in piedi?  Si, la vedo scoperchiata ma dalla casa degli zii prima non la vedevo, adesso si, perché tutte le case in quello spazio non ci sono più!

 

La casa in cui mi trovavo era completamente al buio e dalle imposte filtrava una luce rossoverde, una  sensazione infernale, col rumore assordante e tutto che tremava, anche i muri; uno zio, erano quattro, era rimasto fuori, non era voluto entrare, diceva: 'la casa cadrà' e quando siamo usciti era  pieno di escoriazioni ma vivo. Stralunato aveva detto poi che si era legato attorno ad una pianta bassa che si trovava in cortile, molto vecchia e con un tronco notevole, con una catena che si usava allora per il cane da cortile, ed aveva gridato in continuazione vedendo quello sconquasso che forse gli e' rimasto in mente...sempre.

 

Quando siamo usciti era tornato il sole e l'aria era tersa; abbiamo impiegato molto ad uscire poiché ci sembrava forse di essere tutti morti! Od avevamo paura!  Ed io, dopo il pensiero di casa mia, andai veloce dalla mia famiglia attraverso quello che era rimasto della strada, piena di mattoni  alberi, mobili, vestiti, di tutto, fuori gente che piangeva, gemiti dappertutto, un deserto di macerie! Vicino alla  mia casa  il cascinale era completamente a terra, una mucca sventrata a meta' strada, l'asino che avevano attaccato con la catena ad un pilastro era volato 70, 80 metri più in là e, miracolo, era vivo col pilastro ancora attaccato al collo!! La mia casa sul retro apparentemente scoperchiata, davanti aveva perduto l'ultimo piano e tutte le finestre e le imposte erano sparite; dentro i mobili erano cataste di legna, i miei si erano salvati sotto il sottoscala.  Poi comincio' ad arrivare gente. C'erano feriti dappertutto, alcuni erano morti buttati a parecchie centinaia di metri dalla loro abitazione, altri sotto la loro casa, erano nostri parenti, i cugini poi giovanissimi!

 
     
 

Quando si avvicina un temporale sembra che avverta il tempo come gli animali, e se vi è un uragano o una specie di tromba d'aria la sento, comincio a scrutare il cielo, lo fiuto come a cercare quell'odore e quel colore che purtroppo conosco. Mi è capitato recentemente, circa due anni fa, ero per strada in macchina. Avverto uno strano disagio, guardo il cielo e sento un senso di freddo sulla pelle, penso sta arrivando un tornado! Il cielo è grigio e diventa di un colore strano, le nubi  si muovono, dove sarà?  Penso a mia moglie e figlia che sono via forse in macchina. La tromba d'aria era venuta  in Liguria; per fortuna mia figlia era venuta via una ora prima! Sono amareggiato che le persone debbano vivere esperienze tristi per capire il valore delle cose e della natura e che purtroppo le dimentichino con troppa facilità. L'ambiente in cui viviamo che subisce violenze continue penso reagisca, ed io non sono un meteorologo, con una violenza che sara' sempre piu' drammatica. La noncuranza e superficialità ci riserverà, ritengo, amare sorprese.
Giuseppe Alloni"

Il racconto è molto eloquente e contiene tutte le tipiche impressioni narrate da coloro che assistono in prima persona ad un tornado violento. Le frasi marcate in grassetto sono importanti perché pongono l'attenzione su alcune manifestazioni o dinamiche importanti ai fini di una maggiore comprensione dell'evento e della sua intensità. Anzitutto l'osservatore mostra una successione di eventi meteorologici tipici del passaggio di un temporale a supercella, con le sue potenti meteore, in direzione W-E. Ovviamente non abbiamo immagini satellitari di quel giorno che possano confermare la tipologia del temporale ma, data la potenza del tornado e la successione degli eventi osservati, possiamo senza dubbio alcuno affermare che quel giorno sul Pavese era attiva una supercella. Le aree interessate da precipitazioni (quasi sempre a carattere di rovescio) nelle supercelle classiche si dispongono, guardando il sistema dall'alto, sui quadranti anteriore e posteriore sinistro, rispetto alla direzione di avanzamento della tempesta, per poi curvare ad uncino e restringersi nella parte posteriore. I tornado si formano solitamente sull'estremità ricurva dell'uncino. E' per questo motivo che un osservatore, posto esattamente sulla traiettoria del tornado, verrà raggiunto prima dai rovesci di pioggia e grandine e poi dalla tromba d'aria, circondata da una zona priva di precipitazioni di qualunque tipo (precipitation-free base). Questa zona centrale della supercella è dominata dalle correnti ascensionali. In essa il cielo appare spaventosamente nero poichè la luce filtra attraverso uno strato di circa 12-18 Km di nubi in rotazione, dalla cupola fino alla nube a parete, posta al centro di questo scenario surreale e accompagnata dal tornado. Passato il turbine, fatta eccezione per qualche breve residuo rovescio, si viene superati dalla base turbolenta della supercella. Il cielo è per poco tempo coperto solamente dall'incudine ricca di mammatus: si passa poi ad un cielo quasi completamente sereno e si può osservare a oriente l'immensa torre del cumulonembo con le striature, l'incudine estesa controvento e a volte anche il tornado che si allontana, il tutto attraversato da un'attività elettrica quasi continua. La temperatura, nel frattempo, è diminuita di alcuni gradi a testimonianza della grande quantità di aria fredda che ha raggiunto il suolo dagli strati intermedi della troposfera e che ha contribuito all'alimentazione del sistema in rotazione.

Fig._1 In questa immagine viene mostrata una schematizzazione di una supercella del tipo "classico". La nube temporalesca appare vista da SE. La direzione di spostamento della tempesta è quindi da sinistra verso destra. Trovandosi sul percorso del tornado si verrà prima colpiti dai rovesci di pioggia e grandine. Successivamente le precipitazioni cesseranno in maniera repentina, rendendo visibile la nube a parete (wall cloud) e il tornado ad essa associato (nella figura il piccolo imbuto nero sotto la wall cloud).


Fig._2 Nella cartina il percorso del tornado (in rosso) lungo circa 10 Km. Come si vede il movimento del tornado, e quindi di tutta la tempesta, è da W verso E. Occore fare, a tal proposito, una precisazione molto importante. La lunghezza del percorso del tornado, valutata intorno ai 10 Km, rappresenta un valore di minima. I dati raccolti sull'evento riguardano solamente i due paesi semidistrutti: non si può quindi escludere che la tromba d'aria abbia toccato terra diversi chilometri prima, producendo danni più modesti o agendo su aree all'epoca disabitate. Allo stesso modo il decadimento della meteora potrebbe essere avvenuto molto più a est di Valle Scuropasso. Se si tiene in considerazione la struttura della supercella mostrata nella Fig._1, e la si traspone mentalmente sul tracciato (considerando la traiettoria del tornado e del mesociclone da W verso E e non da SW verso NE), si può comprendere al meglio la successione degli eventi narrata da Giuseppe Alloni nella prima parte del suo racconto.

Il rumore prodotto dal vortice, simile come si ricorda nella testimonianza a quello prodotto da uno stormo di aviogetti, è un particolare riportato in tutte le cronache di tornado violenti. L'origine di questo rombo, intenso e assordante, non è del tutto chiarita. Nel secolo scorso, agli albori della ricerca, si pensava che in regioni circoscritte del turbine la velocità del vento superasse quella del suono, producendo continuamente i boati tipici della compressione delle onde e dell'abbattimento del muro del suono. Ovviamente questa teoria è stata scartata nel momento in cui si è constatato che la velocità del vento non può oltrepassare un limite prossimo ai 500 km/h. Nel racconto è inoltre importante la seguente frase:"...una  'cosa ' nera che butta via dall'alto  alberi...". La perdita della forma a imbuto classico, e l'acquisizione di una forma a massiccio tronco di cono rovesciato o di massa scura e indistinta, è tipica dell'avanzamento di un tornado mesociclonico verso la sua "fase matura". Tutti questi elementi, uniti al riscontro delle immagini della distruzione, portano a classificare il tornado come un F4 con venti compresi fra 333 e 419 Km/h. Riconoscere nel caso particolare danni F5 (420-512 Km/h) risulta, a distanza di molti anni, quasi impossibile data la piccolissima superficie che questi venti micidiali interessano. La conclusione più corretta è quella, purtroppo ambigua, di affermare che si è trattato di un tornado F4 ma che non si può escludere che fosse stato un F5. Tale ambiguità è il risultato anche di un'oggettiva difficoltà nell'applicare la scala Fujita alle nostre costruzioni in mattoni, sicuramente più resistenti delle case americane con le pareti in legno spesse 8 cm.
I tornado F4 e F5 vengono per convenzione classificati come "violenti". Un tornado violento può esercitare sulle superfici perpendicolari al vento pressioni di 1000 Kg/m^2. La domanda che tutti ci poniamo è: quale è l'incidenza di queste supertempeste in Italia? Possono i dati statistici prodotti negli USA esserci d'aiuto?
Negli Stati Uniti si abbattono circa 1000 tornado ogni anno e circa 15 sono violenti. Una casa posta negli stati centro-orientali ha quindi, ogni anno, 1 probabilità su 10.000.000 di essere colpita da venti di intensità >= F4 (Chuck Doswell, 1998). Secondo una recente analisi statistica (Brooks, Doswell, Giovannoni, 2000) in Italia, data la minor probabilità di tornadogenesi da supercella rispetto agli USA (soprattutto lungo il versante tirrenico), il rischio è minore. Ma va però considerato che, in Italia, la densità della popolazione è senza dubbio superiore a quella del Midwest e quindi la probabilità di essere colpiti potrebbe essere paragonabile.
Nello scorso secolo il nostro Paese è stato colpito da 4 o 5 tornado violenti (clicca qui per vedere la pagina dei tornado storici). Inoltre l'ultimo si è verificato 31 anni fa. Evidentemente, dopo un così lungo periodo, è stato rimosso dall'immaginario collettivo il reale rischio che può comportare un fenomeno di questo tipo. Un intervallo di tempo così grande dovrebbe essere preso in seria considerazione tenendo conto anche che altri paesi Europei come la Francia, sperimentano un F4 o F5 ogni 5-10 anni. Purtroppo i cambiamenti climatici rendono ancora più complessa la lettura di questi dati facendo entrare in gioco nuove variabili.

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