Tornado e trombe marine a Pesaro l'8 ottobre 2003
Foto e racconto
di Riccardo e Alessandra da Pesaro
A cura di Roberto Notari
Le foto sono stata scattate da Riccardo e Alessandra da Pesaro nella prima
mattinata dell'8 ottobre 2003 sul litorale.
Come testimoniano gli stessi autori "la tromba d'aria fotografata non
ha colpito in pieno la città, ma è stata la più intensa
delle tre che si sono abbattute quel giorno lungo la costa tra Pesaro e Fano.
I tre fenomeni, tutti nati dal mare e preceduti da una violenta grandinata,
hanno generato molta paura e provocato ingenti danni a Fano, dove alcuni edifici
sono stati scoperchiati e una scuola elementare è dovuta evacuare tra
le schegge impazzite trascinate dal vortice.
Nella riva pesarese, questa ha sradicato alberi e rovesciato i capanni di
alcuni bagnini oltre che aver impegnato i vigili. A Pesaro pochi i danni e
nessun ferito. A guardarla poteva andare peggio!!"
Secondo il racconto fornito e la descrizione dei danni possiamo affermare
che questa tromba va classificata come tornado di intensità F1 sulla
scala Fujita. Questo presumendo che i tetti non siano stati scoperchiati completamente.
Nella sequenza possiamo, in particolare, apprezzare il progressivo avvicinamento
della meteora alla costa.
Le condizioni
sinottiche in cui si è sviluppato il fenomeno sono abbastanza tipiche
per le regioni peninsulari italiane, specie nel periodo che va da settembre
a dicembre.
In quel giorno infatti un veloce fronte freddo è transitato sull’Italia,
proveniente dal Nord Europa, agganciato ad una profonda depressione sul Golfo
di Trieste che al termine della giornata è giunta fin sulla Grecia.
Alle h. 8 UTC il fronte aveva già abbandonato l’Italia centro-settentrionale.
Il fenomeno si
è originato a partire dal rapido ingresso in quota di aria fredda e
secca di origine continentale, su un preesistente strato di aria calda umida
proveniente da ovest, spesso circa 3 km.
L’ingrediente fondamentale è stato dato dalla temperatura superficiale
delle acque del Mar Adriatico. Come si evince dalle mappe di reanalisi generate
dal sito americano NCEP (http://www.cdc.noaa.gov/HistData/),
la temperatura era superiore ai 22° C, più che sufficiente per
innescare temporali violenti. Inoltre si evidenzia la rotazione con la quota
dei venti: mediamente occidentali fino alla quota di 700hPa, e quindi settentrionali
dalla quota di 500hPa.
E’ interessante notare, tramite i radiosondaggi della stazione di S.
Pietro Capofiume (BO), come alle h 00 UTC ci sia uno strato di aria particolarmente
umida che si estende dai 1000m fino a circa 3000m di quota, e un elevato valore
del cosiddetto rapporto delle mescolanze fino a 1500m. Questa grandezza misura
il contenuto di vapore presente nell’aria assieme all’umidità
relativa e la sua unità di misura sono i grammi di vapore acqueo presenti
per ogni Kg di aria.
L’animazione
del Meteosat mostra come i temporali siano nati da una formazione nuvolosa
ad arco che si è mossa in direzione Nordest-Sudovest –opposta
a quella del fronte freddo. Quando i cumuli hanno raggiunto la costa, si nota
la formazione di un “ricciolo” verso Nord, lungo la costa, proprio
nel momento in cui sono state riprese le immagini della tromba.
Si può ipotizzare lo sviluppo di un temporale multicellulare inserito
in un meso-ciclone a scala subsinottica del diametro di circa 30 km. Temporale
dal quale sono discese le tre nuvole ad imbuto.
A giudicare dal resoconto dei danni provocati, è possibile classificare la tromba come un F0-F1, in accordo con il genere waterspout che è tipico delle regioni costiere italiane.
Analizza la sequenza cronologica delle foto, si può apprezzare la crescita della corona di spruzzi attorno al punto di contatto della nuvola ad imbuto con la superficie marina, man mano che si avvicina alla costa.
Sempre facendo
riferimento al numero di aprile del mensile National Geographic Italia, si
può
osservare come gli ultimi reportage pervenuti sembrano contraddire quanto
esposto riguardo la minore “probabilità” di sviluppo di
fenomeni violenti sul medio Adriatico.
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